La parola monumento deriva dal latino monumentum, che significa “ricordo”.

Scriveva nel 1806 Ugo Foscolo, celebre poeta e scrittore ne i ” Sepolcri”:

“I monumenti, inutili ai morti, giovano ai vivi, perché destano affetti virtuosi lasciati in eredità dalle persone dabbene.”

L’attualità di queste parole è disarmante.

Via Fori Imeriali Roma, Italia

Grande valore viene dato dalla popolazione al monumento al Duca di Richelieu a Odessa e alla Cattedrale di San Giorgio a Leopoli, schermati da un cappotto di sacchetti bianchi imbottiti di sabbia a protezione di ciò che rappresentano.

Eppure nemmeno l’avere uno status di protezione speciale istituito secondo il diritto internazionale, sembra contare più in questi giorni. Anzi, attaccando, per distruggere, i monumenti di una Nazione, si attacca un paese al cuore delle proprie radici attuando lo spregio dell’altro e della sua storia, come per cancellarlo definitivamente dalla faccia della Terra.

Piramidi di Giza

“L’inutilità dei monumenti alle nazioni corrotte e vili” continua il poeta. Dovunque ci sia la guerra e il terrorismo le popolazioni subiscono attacchi al Patrimonio Culturale, non dimentichiamo la distruzione dell’antica città di Hatra o dei Buddha di qualche anno fa.

C’è anche una guerra silente, interna, data dall’ignoranza e dal dispregio dei monumenti sfregiati e vandalizzati, segno ben evidente del decadimento culturale.

Eppure i beni culturali fanno parte della memoria storica di una popolazione che non possiamo perdere, costituiscono risorse uniche e non rimpiazzabili che solo quel determinato Paese possiede, costituiscono le sue radici. E’ come per la nostra vita, senza passato non siamo ciò che siamo oggi e non saremo quel nostro domani.

Pensiamo alla Birmania con la sua valle di Pagode, o all’Egitto con le sue Piramidi, la Cina con la sua Muraglia, l’India con il Taj-Majal: sono riferimenti culturali molto profondi che costituiscono l’identità della Nazione.
Certo il mondo si evolve e la tecnologia sta travolgendo il nostro modo di vivere e i nostri riferimenti ad una velocità impensabile. Tuttavia abbiamo i piedi ben piantati nella nostra terra d’origine che forse diamo per scontata. Pensiamo alla diaspora: spogliati di tutto si torna alla terra dei propri avi per ritrovare le radici dalle quali ricostruirsi.

Valle delle Pagode Birmania

In questo tempo di incertezze, di paure e di mancanza di riferimenti delle nostre opulenti società consumistiche, il Patrimonio Culturale costituisce una calamita a cui guardare per attaccarsi spontaneamente e non perdere l’equilibrio senza il quale cadremmo nel vuoto.

Mai più nella storia dell’umanità si costruiranno monumenti come si sono costruiti fino al XX secolo. Tante le ragioni, la mancanza di manodopera, la mancanza di motivazioni religiose, l’aver perduto le conoscenze e la maestrie per le lavorazioni, la mancanza dei materiali. Di base, manca la ragione per la quale costruire opere mastodontiche come le abbazie o gli acquedotti a cielo aperto, quella spinta verso l’oltre, sia esso spirituale o evolutivo, che oggi non c’è più. Guardiamo in basso, al nostro ventre.

Prendiamo ad esempio il Patrimonio Culturale Italiano. Se c’è qualcosa in cui la popolazione italiana si può riconoscere, questo è sicuramente il Patrimonio Culturale che ha avuto la fortuna di ereditare in secoli di storia. E per Patrimonio Culturale intendiamo anche il cibo il vino e tutte le arti immateriali.

Sappiamo che in Italia si trovano ben 55 siti UNESCO, record mondiale al pari della Cina (il cui territorio è 30 volte più esteso di quello italiano), e 61 luoghi tutelati dal FAI (Fondazione Ambiente Italiano). Sono luoghi che raccolgono secoli di storia, cultura e tradizioni, e il cui valore va ben oltre la loro bellezza.

Immaginiamo per un momento che il Pantheon venga improvvisamente distrutto, riuscite ad immaginare l’impatto destabilizzante che avrebbe sul popolo Italiano e Mondiale? O San Pietro a Roma, o Santa Croce a Firenze, o il ponte di Rialto a Venezia, riuscite ad immaginarlo?

Proteggere i nostri monumenti è una necessità vitale. Proteggere e diffondere la conoscenza e la consapevolezza dell’eredità che rappresentano, anche.

Come recita l’articolo 9 della nostra Costituzione.

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Pantheon, Roma, Italia

Allora attiviamoci tutti, senza fini di lucro, per proteggere questa eredità e alimentiamo la coscienza di ciò che abbiamo per non rimpiangere di averlo dato per scontato. Usiamo la tecnologia e gli strumenti del web. Insegniamo ai nostri figli a guardare la bellezza mentre la riscopriamo noi stessi.